sabato 2 febbraio 2013

L'imprescindibile presenza del nulla


Aperitivo a Trastevere alle sette. Spritz, stuzzichini, pizzette, noccioline. Finger food, tanto per dare un tono raffinato alla patina di unto che si crea tra pollice e indice. Secondo spritz. Ulteriore giro di pizzette e stuzzichini.
Cenetta indiana in gradita compagnia di un'amica fica e partner occasionali. Speziata e piccante. Due bottiglie di Moscato Bianco del 2010. Il conto, grazie. A carico di chi porta un paio di pantaloni, ovviamente. Nonostante Federica e la sua amica fica fingano di insistere a voler pagare la loro parte.
Pare che farsi offrire la cena renda dannatamente femminili e desiderabili.
Sguardi, ammiccamenti.
Poi in macchina verso il Cubo. La fila chilometrica all'ingresso. Federica e l'amica fica ingannano il tempo guardandosi attorno per vedere di incontrare qualcuno che conoscono. I due tipi al loro fianco fanno lo stesso, ma palesemente con diverse intenzioni. C'erano forse dei dubbi? Dopo varie porzioni di samosa, chicken tikka masala e murg curry si è chiaramente ancora molto affamati.
System of a Down. Long Island. Subsonica. Rum e pera. The Chemical Brothers. Vodkalemon. Depeche Mode. Shottino a discrezione del barista. Muse. Vodkaredbull.
Federica non ricorda di essere mai tornata a casa quella sera. E al suo hangover mattutino domenicale si rende conto di non averlo effettivamente mai fatto. Quando, all'impulsivo rutto al sapore di nausea, si getta da un lato del letto per lasciare un maleodorante souvenir sul pavimento del suo nuovo (sconosciuto) amico, spaventata, sente commentare alle sue spalle "Una volta le ragazze ti portavano la colazione a letto, adesso ti vomitano accanto per darti il buongiorno".
Normale amministrazione nonché routine settimanale.
Passati i trent'anni, è davvero così comune mantenere uno stile di vita tanto dissoluto?
Probabilmente lo sarà fino al momento in cui fegato e vagina si metteranno d'accordo in un complotto organizzato, manifestando il proprio dissenso in uno sciopero, nel tentativo di rivendicare i propri diritti di parti del corpo degne di rispetto.
Nel nostro atteggiamento orgoglioso di trentenni single e indipendenti, affibbiamo la responsabilità di tanto degrado a quell'abbondante percentuale di uomini ottusi sul pianeta che almeno una volta nella vita ci hanno spezzato il cuore, portandoci a diventare fredde e malfidate, invitandoci a comportarci esattamente come loro. Qualcuno la chiama autodifesa, altri paura.
Io credo sia semplicemente totale mancanza di fiducia. Con un pizzico di esasperazione, q.b.
Esattamente come gli animali, attacchiamo il nemico per difenderci. Scappiamo quando siamo spaventati.
Ci accoppiamo quando siamo in calore.
Usciamo con qualcuno per settimanebarramesi e non siamo in grado di dire "stiamo insieme", piuttosto "ci frequentiamo". Almeno questa definizione ci concede il moderno sacrosanto diritto di mettere le mani avanti per poter nel frattempo "frequentare" qualcun'altro, nel pieno rispetto della relazione.
E sempre nel pieno rispetto della relazione, pensiamo di cavarcela chiudendo i rapporti con quella persona smettendo candidamente di cercarla. Da un giorno all'altro, come se nulla fosse mai accaduto.

In effetti, forse è vero che non è accaduto nulla.

I rapporti moderni e l'egoismo.
I rapporti moderni e l'assenza di spessore.
I rapporti moderni e la mancanza di rispetto.
I rapporti moderni e la mancanza di responsabilità.

2 commenti:

  1. Prendersi la responsabilita' di un qualcosa e' il primo passo verso la crescita. E' difficile, si puo' soffrire, ma e' spesso l'unica via per uscire da un pantano. Io la vedo cosi'.

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    1. Pare che la voglia di crescere l'abbiano finita al supermercato. Forse la potremmo trovare in qualche mercatino vintage di nicchia...

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