mercoledì 29 maggio 2013

Il lupo perde il pelo...


Ceretta, silk-épil, pinzetta. L'inesprimibile tortura dell'ago elettrico, che a confronto una sessione di tatuaggio è un grattino sulla schiena. L'antico strumento a doppia lama, perlopiù utilizzato in momenti di estrema emergenza, meglio conosciuto come rasoio. L'innovativa luce pulsata, che, invece dei peli superflui, l'unica cosa di cui mi ha privato in sei mesi sono quei 100 euro spesi in un istante di shopping ossessivo-compulsivo su Groupon.
A noi donne piace da matti soffrire se questo ci permette di avere ogni centimetro di pelle perfettamente liscio di fronte al nostro compagno. Specialmente se si tratta dei primi appuntamenti.
Mettetevi in testa che se una donna rifiuta di andare a letto con un uomo al primo incontro non lo fa perché è stronza e se la tira (punto di vista maschile). Non è neanche per l'orgoglio personale di farsi attendere e sentirsi desiderata, con l'obiettivo di capire se l'uomo in questione sia realmente interessato a continuare a frequentarci o meno (punto di vista femminile).
Fondamentalmente è solo perché in quel momento la nostra donna prototipo al posto delle gambe ha un incontaminato e tortuoso campo di ortiche. Nonché l'appuntamento per la pedicure fissato alla settimana successiva, quindi almeno una delle calze vagamente forata all'altezza dell'alluce. E le famose mutande della nonna, tramandate da generazioni, di cui tutte noi abbiamo sicuramente un paio in un angolo remoto del cassetto della biancheria, da indossare solamente quando i fili interdentali sono ancora nel mucchio dei panni da lavare.
Al mio ultimo appuntamento dall'estetista la settimana scorsa, mi sono casualmente scontrata con uno spiacevole imprevisto. Un imprevisto alto un metro e ottanta, occhi blu intenso e bicipiti sviluppati.
Un imprevisto comunemente attraente, se non fosse per il fatto che stava uscendo da un centro estetico.
La grammatica italiana dovrebbe impedire l'utilizzo delle parole "uomo" e "centro estetico" all'interno della stessa frase.
Ammetto di essere probabilmente retrograda sull'argomento, ma su certi valori davvero non transigo. Soprattutto non accetto l'idea di avere gambe più ruvide e sopracciglia più incolte di quelle del mio compagno. Ometto volontariamente ulteriori paragoni per quel minimo di pudore che grazziaddio mi è rimasto.
Mi chiedo dove siano finiti quei bei petti villosi come James Bond insegnava negli anni sessanta, per non parlare di quelle belle guance irsute tipiche dell'effetto barbadiqualchegiorno.
Trovo che la generazione degli a-pelo (espressione utilizzata su gentile concessione della mia amica Elisa), dove il prefisso "a-" ha quella valenza privativa derivante dalla lingua greca, sia la dimostrazione definitiva della totale perdita di virilità del maschio moderno.
Dopo esservi appropriati del diritto allo shopping al centro commerciale il fine settimana, dell'indiscusso predominio femminile nell'arte culinaria, delle insicurezze e della fragilità, del costante bisogno di lamentarsi, dell'andare in bagno in coppia, della borsetta a tracolla di Louis Vuitton, delle meches, dei fuseaux, del mascara, del gusto nell'arredare la propria casa, della definizione "essere complicati", ora volete anche privarci dell'esclusiva di avere il 95% del corpo faticosamente depilato (dove il restante 5% è rappresentato dai capelli)?
Una cosa è certa, ci libereremmo volentieri di quei cinque giorni al mese ventiquattr'ore su ventiquattro, ma è evidente che vi piace vincere facile.