giovedì 10 maggio 2012

Perché le borse, anche le più scrause, sono meglio degli uomini



Andare alla ricerca di un uomo single sulla trentina, che sia affascinante, intelligente, interessante e premuroso, è un po' come andare ad una svendita Gucci in orario di chiusura.
Fortunatamente non mi ritengo una fan delle dueggì intrecciate, pertanto non posso comprendere fino in fondo cosa si prova a vedere l'ultima mayfair con dettaglio fiocchetto in tessuto beige/ebano con finitura in pelle bianca e nastro gucci verde/rosso/verde ed accessori metallici color oro chiaro, a soli 55 euro, finire nelle mani isteriche di una bionda con il suo unico neurone al guinzaglio a cuccia nella borsetta shocking pink leopardata, le sopracciglia tatuate e le chiavi della smart che si intravedono dalla tasca dei suoi jeans aderentissimi.
Fossi stata una fan del marchio, in una simile situazione non avrei potuto far altro che tirarle i capelli o, nelle emergenze più impellenti, giocare la carta del sempreverde sgambetto. Nemmeno urlare "Ehi, non è Robert Pattinson quello laggiù???" avrebbe potuto funzionare per distogliere l'attenzione dall'agognata borsa.
Ebbene, l'esperienza insegna che l'ultima mayfair a 55 euro non può che essere accaparrata da un'ossuta bionda isterica. Gelosissima, per giunta. Di quelle che un uomo "mi sento soffocare, ho bisogno dei miei spazi".
E invece, non te l'aspetteresti mai, ma l'ossuta bionda isterica non solo se ne torna a casa al volante della sua smart fiammante soddisfatta del suo strepitoso acquisto, ma ad attenderla con la cena pronta in tavola, scatola di cioccolatini e dvd di Autumn in New York troviamo nientepopòdimenoche
Mr. Misentosoffocarehobisognodeimieispazi.
Follemente innamorato. Che farebbe qualsiasi cosa pur di renderla felice. Perché, si sa, l'ossuta bionda isterica si irrita con estrema facilità e a quel punto solo il suo piccolo neurone al guinzaglio è in grado di farla sorridere.
Tanto per la cronaca, tutte le mie borse sono state rigorosamente acquistate a non più di 10 euro al mercato di Acilia del venerdì mattina, non ho fatto a botte per averle, ma sono così cheap che potrei cambiarne una al mese, volendo - e queste sì che sono soddisfazioni.
In compenso, ad attendermi impaziente a casa dopo una giornata di shopping compulsivo c'è nientepopòdimenoche un escremento fumante di gatto sul tappetino del bagno, che non vede l'ora di essere gettato nella lavatrice.
Avere i capelli corti e le gambe burrose di certo non aiuta...


La borsa, l'eterna compagna di avventure nonché fedele complice di qualsiasi donna, di qualsiasi età.
Uscire senza borsa è un po' come essersi dimenticate di indossare le mutande.
La borsa è un elemento imprescindibile, uno degli innumerevoli specchi del nostro estro, la nostra salvezza quando abbiamo le mani impegnate, l'arcano luogo dove gettiamo caoticamente scontrini, biglietti da visita, il telefonino che quando squilla non si trova mai, la pochette dei trucchi (che a sua volta è matriosca di inconfessabili segreti). Dove custodiamo gelosamente l'agenda e nascondiamo frammenti di vita.
Nessun uomo avrebbe mai il coraggio di aprire quell'oscura chiusura lampo e infilarvi le proprie mani per cercare, chessò, l'accendino. L'uomo medio è terrorizzato dall'idea di venirne risucchiato, come in un buco spazio-temporale, come se la nostra borsa fosse oggetto di inscioglibili incantesimi.
Pertanto, possiamo decisamente fare a meno di un uomo, ma della borsa mai.

martedì 1 maggio 2012

Correva l'anno 1982...


Avere trent'anni, oggi, implica il fatto di essere nati negli anni 80.
Anno 1982, per la precisione. Esattamente l'anno in cui videro la luce quei filmoni di culto come Conan il barbaro, Rocky III, Rambo, E.T. e Blade Runner.
Nascere nei primi anni ottanta è stata la fortuna e al tempo stesso la sfiga più grande che mi sia mai potuta capitare.
D'altronde, dal punto di vista emotivo, non posso che considerarla una fortuna.
Noi fanciulle trentenni siamo state le bambine più creative della storia.
Abbiamo sognato di diventare stiliste giocando a Giralamoda, pasticciere grazie al Dolceforno, cantanti e musiciste guardando Jem & le Holograms, architetti assemblando i pezzi della Lego. Avevamo speranze di un futuro radioso davanti ai nostri piccoli occhi sognanti luccicanti di stelline, e felici facevamo roteare il nostro bellissimo hula hoop color caramella, con i codini biondi al vento e le guance rosse come mele.
Sul quaderno la maestra ci scriveva "bravissima" quando facevamo un bel tema a scuola e con orgoglio non esitavamo a mostrarlo a mamma e papà. Grazie a quell'"ottimo" in pagella ci siamo meritate la bambola di Lady Lovely e del Principe Cuorforte a fine anno, e questo dimostra che ce le sudavamo di brutto le cose che desideravamo, noi.
La Famiglia Cuore e quella del Mulino Bianco erano i nostri modelli di vita coniugale ideale. Marito sorridente, accomodante, che prepara la colazione. Due bambini affettuosi e adorabili.
Ecco, questo è il fedele scenario che qualcuno ci ha volutamente messo davanti agli occhi esattamente 25 anni fa, ed eravamo più che convinte che anche la nostra vita sarebbe andata così.
A 30 anni saremmo state sicuramente delle donne bellissime totalmente realizzate e sicure di loro stesse, affiancate da un uomo altrettanto bello, aitante, dalla folta chioma e gli occhi blu, saremmo diventate delle importanti manager per una famosissima casa di moda e avremmo vissuto in una meravigliosa casetta col giardino e gli uccellini che cinguettando sarebbero stati la nostra sveglia mattutina.

Ora, datemi il nome di quello stronzo che 25 anni fa ce l'ha intortata così bene.

L'ennesimo blog che si affaccia sulla rete

Sapevo che sarebbe arrivato questo momento, un giorno. Sapevo che il mio latente egocentrismo sarebbe finalmente emerso, un pomeriggio di maggio, sfogando attraverso le pagine di un banale blog senza pretese le più remote frustrazioni che possano colpire una qualunque trentenne di oggi come la sottoscritta.
Ebbene, mi concedo un piccolo benvenuto e un inchino...
A chiunque si soffermi casualmente da queste parti, buona lettura.